L'INFINITO
Nella produzione di Escher gli anni che vanno dal 1956 al 1970 individuano quello che possiamo definire Periodo dell'Infinito. Un'opera molto significativa di questo momento dell'artista è: Limite del cerchio III (1959). Quest'immagine è una rappresentazione di uno spazio iperbolico il cui modello è dovuto al matematico francese Poincarè.
Poniamoci ora al centro del disegno e supponiamo di voler camminare fino al bordo di esso. Mentre camminiamo ci restringiamo sempre di più, proprio come accade ai pesci della figura. Per raggiungere il bordo quindi dovremmo percorrere una distanza che ci sembrerà infinita, ma essendo immersi in questo spazio non ci parrà subito ovvio che ci sia qualcosa di inusuale. Anche l'ultima opera della sua vita, Serpenti (1969), ripropone lo stesso tema. In questo caso lo spazio si scontra con l'infinito non solo nella direzione del bordo ma anche verso il centro del cerchio, producendo un restringimento in entrambi i sensi. |
L'opera più ingegnosa può però essere considerata Esposizione di Stampe (1956). Giudicando quest'opera secondo i canoni tradizionali dell'estetica, si potrebbero trovare una quantità enorme di difetti. Ma quello che è valido in tutta l'opera di Escher qui è esaltato all'ennesima potenza. Egli ha raggiunto in quest'opera il limite della sua perspicacia e della possibilità di espressione. In quest'immagine una persona si trova all'interno di una galleria d'arte e sta osservando una stampa raffigurante una città marittima che, lungo i portici, ospita un negozio. Quel negozio è una galleria d'arte al cui interno si trova una persona che sta osservando una stampa raffigurante una città marittima... Escher è tornato in qualche modo sul suo soggetto; la persona è sia nell'immagine che al di fuori di essa. Incontriamo così l’infinito ciclico, di difficile comprensione che trova la forza nel punto centrale del quadro, dove convergono tutte le linee di fuga deformate. Un punto di discontinuità, in cui l’artista ha posto la sua firma, identificandosi come fulcro intellettuale dell’opera. Un punto che in matematica si definisce singolarità. Ovvero un punto il cui valore o aspetto varia in funzione di come ci si riconduce ad esso: entrando dalla parte del quadro immagineremmo che questo punto sia ancora parte della cornice, mentre arrivando dalla parte delle case, si ricondurrebbe tale punto alla tettoia della galleria che contiene il quadro.
La cosa più sorprendente è che in quest'opera si ritrovano le stesse peculiarità logiche del paradosso di Russel che in questo caso si può esprimere così: "Possiamo comprendere il mondo nella sua totalità quando noi stessi ne siamo parte?" e la risposta che da Escher sembra proprio negativa |